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viaggi per viaggiatori

Un viaggio in Marocco con gli occhi di due ragazze

lug 112022

Il viaggio di Serena e Gloria

tour con autista delle Città imperiali

(Blue Imperiale personalizzato):

Ottima organizzazione, e soprattutto flessibilità (nonostante abbiamo prenotato all'ultimo). Riad bellissimi, al di sopra delle nostre aspettative. Autista molto cordiale, disponibile e premuroso che ci ha accompagnato in viaggio tra le varie città facendoci viaggiare in totale sicurezza. Con Colortravels puoi davvero unire la flessibilità di un viaggio libero e su misura per te all'attenzione e tranquillità di un tour operator. In più con date di partenza a tua scelta. Voto 5 stelle!...tutte meritate.

 

Rabat

Rabat, MaroccoRabat, Maroccod

 

Chefchaouen la città Blue

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Volubilis

Volubilis, Marocco

 

Fes

Fes, Marocco

Fes, Marocco

Fes, MaroccoFes, Marocco

Fes, Marocco

 

Marrakech

Marrakech, MaroccoMarrakech, Marocco

Marocco, caleidoscopio del Nord Africa.

mag 192022

Il mio Marocco ...

Dopo 28 anni tornare in Marocco….. in quell’estate del 1994 l’avevo percorso in lungo e in largo (5000 km…) come passeggera in moto, questa volta l’autista ero io ed il percorso più breve. Ma non meno bello!
Siamo partite in tre donne, ed io guidavo il gruppo, non solo perché ne ero l’autista ma anche perché “sono” la Colortravels! E’ vero che i nostri viaggiatori sono abituati a vedermi nel mio campo d’azione (Cuba) e che l’esperto e guida in Marocco è il mio socio Giorgio. Ma così potevo giocare il doppio ruolo, quello dell’organizzatore, e quello che mi piace rivestire di tanto in tanto: quello della viaggiatrice. Un modo per testarci, per capire come funzionano i servizi, dal noleggio auto alle guide e agli alloggi.
Scrive quindi la viaggiatrice.
Il viaggio: Essenza Marocchina, con qualche variante. Una notte in più a Fez all’inizio, che ci ha permesso di fare un’escursione nella bella Meknes (purtroppo tutta avvolta nei restauri) e Volubilis, i resti della grande città romana. L’altra variazione, su mia richiesta, la “cammellata” nell’Erg Chegaga, anzichè a Merzouga.
Vorrei soffermarmi proprio su questa escursione, che è stata per me il clou del viaggio.

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Arrivate all’hotel di Zagora (altro mio “must”: 28 anni fa l’avevo adorato ed era stata come un’oasi di salvezza nel caldo di agosto. Niente è cambiato, stupendo come allora, anzi i servizi migliorati e l’accoglienza straordinaria) lasciamo la nostra auto e, dopo un briefing del proprietario dell’Hotel, che fra l’altro ci insegna (molto utile) ad annodarci lo chech/la nostra sciarpa per formare un perfetto ed utilissimo turbante, saliamo a bordo di una 4x4 guidata da un esperto autista.
Percorriamo la strada verso sud, in direzione dell’Algeria, per circa 1 ora e poi, sterzata sulla destra ed entriamo in una pista.
La percorriamo per circa due ore; qui, specialmente per chi non ha mai visto il deserto, se ne può avere un’idea e provare l’emozione unica di un paesaggio sorprendentemente sempre diverso : il fondo sassoso, l’ondulè, la sabbia, qualche roccia. Un paio di soste in prossimità di pozzi dove si abbeverano i dromedari lasciati liberi di gironzolare dai nomadi che poi li prestano a noi turisti per un giretto, e poi arriviamo ad una distesa di dune mozzafiato, alte e dorate, a perdita d’occhio.

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Certo, non è il “grande deserto”, come si dice da quelle parti riferendosi al Sahara algerino, ma per una breve esperienza è assolutamente appagante. Poi la passeggiata sulle dune a dorso dei dromedari, ed il campo tendato con il suo tendone - ristorante, falò al centro del campo con cuscino e stuoie, l’immancabile tè alla menta di benvenuto, e i canti dei nostri accompagnatori intorno al fuoco dopo cena. Davvero suggestivo, e per niente scontato. Un piccolo suggerimento per altri viaggiatori che pernotteranno nel campo tendato: porterei un sacco letto. Si rientra poi a Zagora, visitando dei villaggi lungo il cammino, e trascorriamo il pomeriggio nella splendida piscina dell’hotel costruita in mezzo alle palme.

 

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Un viaggio emozionante, dove si alternano i pieni ed i vuoti: i pieni delle medine di Fez, Marrakesh e Meknes, e delle kasbah; i vuoti dei grandi spazi sulle montagne dell’Alto e del Medio Atlante, delle gole dello Ziz, del Tohdra e de Dades, e nel deserto. Una dualità che si riproduce anche nella geografia: clima e vegetazione mediterranea a nord, con distese di ulivi, e clima secco, pre-desertico al sud. E la sorpresa delle oasi.

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I colori: tutte le tonalità di verde al nord e sull’Atlante, tutti i colori caldi della sabbia al sud. Il tutto unito, splendido trait de union, dai colori degli abiti, delle spezie, delle terracotte smaltate.

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Un paese in cui ci si muove bene, sorprendentemente ben organizzato e pulito, con strade perfettamente asfaltate e continui lavori di ammodernamento. Ho trovato, dopo tanti anni, che le città sono cresciute moltissimo, ma in modo armonico, coniugando le esigenze del cittadino con il rispetto delle parti antiche e delle sue costruzioni.


Abbiamo viaggiato in periodo di Ramadan, il che significa che si vedeva poca gente in giro di giorno, ma non è stato un problema: non abbiamo mai incontrato problemi di servizi e magari eravamo più tranquille, senza gli immancabili slanci di chi vuol farti da guida o da intermediario in qualcosa. Non
male, direi! La full immersion l’abbiamo fatta alla fine dell’itinerario, quando siamo giunte a Marrakesh proprio il fine settimana di chiusura del Ramadan. Ed ecco il pieno!!

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Complimenti a Giorgio per l’organizzazione: ottime le mappe scaricate sul telefono per la guida e le sue descrizioni introduttive di ogni tappa (non dimentichiamo che Giorgio è uno dei più profondi e appassionati conoscitori del mondo maghrebino); auto comoda; le scelta delle strutture ricettive meritano una lode: riad bellissimi nelle città, alberghi calati nella realtà e nel paesaggio locali nelle piccole località (penso all’hotel nelle gole del Draa, con i balconi e la grande terrazza a picco sulle gole; al già citato hotel a Zagora), accoglienza impeccabile, colazioni e cene succulente. Cibi freschi, cucinati solo per noi. Dimentichiamo i ristoranti che gioco forza hanno a che fare solo con il turismo, e godiamoci il cibo preparato in modo familiare ed attento dalle cuoche dei riad.
Bellissimo viaggio, bellissima esperienza. Da rifare a breve!

Fes - Marrakesh

mag 292018

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Vasche

Medina di Fes

 

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Teste

Medina di Fes

 

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Miele

Medina di Fes

 

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Teste

Jemaa El Fna

Marrakesch

 

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In fondo

Medina di Marrkech

 

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Vicoli

Medina di Marrakch

 

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Medina di Marrakech

 

Il panno viola

feb 092018
di Giorgio Pagnini (staff ColorTravels)

La pista poco fuori Tata

La pista poco fuori Tata  

In Marocco un'estate scoprimmo il significato di ospitalità


Sera, calda, tutta la giornata è stata calda, è assolutamente normale che lo sia anche la sera.
Mi tolgo il casco in questo paesino dallo strano nome, Foum Zguid, Marocco, Africa.
Questa di oggi è stata la prima vera pista desertica. Eravamo partiti in mattinata da Tata, lungo una pista sterrata ondulata all'inizio, poi in parte pietrosa fino allo spettacolare scorcio dell'oasi di Tissint, dove avevamo lungamente osservato i ragazzini sguazzare nell'acqua del torrente. Anche noi ci eravamo rinfrescati e bagnati a pezzi, ma l'acqua con il suo colore verdastro, anche in questo caldo agosto, non era poi così invitante da convincerci a lasciarci andare ad un bel bagno ristoratore.
Passato il villaggio la pista si era poi fatta scorrevole allargandosi in un'ampia valle fino a arrivare al centro dell'abitato, in questa ampia strada con stretti portici ai lati ed uno sparti traffico in mezzo, con qualche cespuglio ad abbellirlo.

LA PEDANA SPEZZATA E L'ONORE
Ho un problema alla pedana della mia moto, si è spezzata entrando in una stretta buca, pochi chilometri prima di arrivare.
Massimo, il mio compagno di avventura, se la ride dietro i riccioloni biondi che gli contornano il viso.
Perché le sfortune capitano tutte alla mia moto?
Un viaggio in moto (ma in effetti con qualsiasi mezzo, a motore o no, a pensarci bene) con compagni che hanno marche o modelli diversi dalla tua, è come giocare ogni giorno un derby di calcio, dove in palio c'è il proprio onore. Ed il mio sanguina quasi sempre.
Per prima cosa quindi chiediamo indicazioni di dove sia un fabbro che, con l'abilità che contraddistingue gli artigiani di queste parti, provveda rapidamente a sistemare la mia moto, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
La pedana è ora al suo posto e la riparazione non si vedrà neppure ed anche Massimo se ne dimenticherà smettendo di guardarmi con quell'aria a metà tra la commiserazione ed il "te lo avevo detto io che la tua moto è peggio della mia".
In effetti devo dire che tra i tanti compagni di viaggi africani che ho avuto lui è stato uno dei più teneri e fraterni.

Foum Zguid

Poco prima di arrivare a Foum Zguid

COMPAGNO DI VIAGGIO
Pista, questo il soprannome che gli avevo dato, ha circa dieci anni meno di me e l'ho conosciuto l'anno prima all'imbarco del traghetto per Tunisi dove con una moto da strada e la sua altrettanto tenera fidanzata attendeva la nave.
La sua moto, quella che usa ora per questo viaggio, si era rotta giusto un paio di giorni prima di partire, la centralina elettrica o qualcosa di simile, e lui se ne era fatto prestare un altra che, però, era da strada con tanto di carenatura e borse e quindi completamente inadatta a i tragitti sterrati e sabbiosi del sud tunisino, le famose "piste" che lui dichiarava ogni piè sospinto di volere percorrere.
Da qui il soprannome.

DISORIENTATI

Ci guardiamo intorno in cerca di qualche indicazione che ci faccia capire da che parte dirigerci per trovare un posto dove mangiare e dormire. Ma non vediamo nulla che attragga il nostro sguardo, solo poche persone prevalentemente preoccupate degli affari loro.
In una città europea sono i negozi che ti colpisco con le loro luci con il fatto che il centro sia pieno di gente, no qui no, i portici ci sono ma proteggono dal sole non dalla pioggia ed i negozi si chiamano botteghe perche offrono servizi più che vendere merci.
Comincia a calare la sera e la cittadina non si illumina come siamo abituati a vedere, niente insegne, solo flebili lampadine che si accendono lasciando molte zone di buio. Siamo disorientati ed anche un po' buffi con i nostri stivali e armamentari da motociclisti. Sono molto belli ed utili quando ci devi viaggiare ma a camminarci è tutta un'altra cosa.
La nostra stranezza ci fa notare ed alcuni ragazzi ci si avvicinano per conversare con noi.
Dove possiamo mangiare e dove trovare un albergo?
"Niente ristoranti ne alberghi qui ci rispondono".
Intorno a noi c'è un piccolo capannello, due e tre ragazzi della nostra età ed altri più piccoli che ci guardano intensamente, forse ammirati ma sicuramente incuriositi dal nostro abbigliamento e dalle moto. Ci chiedono da dove veniamo, ci fanno domande, scherzano con noi, raccontano di avere cugini, amici, che lavorano in Italia. È un chiacchiericcio piacevole ed io trovo modo di sfoggiare le poche parole di arabo che conosco, suscitando ilarità per la pronuncia, ma ammirazione per lo sforzo profuso nell'usare la loro lingua.

AHMED
Mentre mi esibisco in questa comunicazione si avvicina un uomo vestito in modo elegante con la sua Djellaba bianca immacolata.
Ha fermato la macchina accanto a noi è sceso ci ha ascoltati per un poco e poi si è presentato.
Ahmed è molto amareggiato di non poterci offrire ospitalità "... ma anche io qui sono ospite, abito da dei cugini e sono veramente dispiaciuto di non potere fare niente per voi."
Alzo lo guardo ed incrocio i suoi occhi.
Lavorando in Marocco ho re-imparato a guardare le persone negli occhi a capire chi ho davanti.
Ha un bel viso, un po' paffutello con gli immancabili baffi neri, ha buon profumo ed è rasato di fresco, evidentemente ha un invito a cena e magari è anche in ritardo, ma si è fermato a vedere di cosa avevamo bisogno, è davvero costernato.
Gli dico che va bene lo stesso, che non fa niente, vorrei anche aggiungere che non ha nessun tipo di obbligo verso di noi, in fondo non siamo due carovanieri in difficoltà, ma solo due turisti che passano di là per il loro piacere.
Sconsolato ci saluta e risale in macchina, mentre noi veniamo attratti dai gesti del padrone di un caffè dall'altro lato della strada. Informato della nostra situazione ci dice che se vogliamo può prepararci un'insalata con uova, tonno e un po' di pane. Non molto ma ce la faremo bastare. Poi se vorremo potremo accomodarci per la notte o sul tetto o in uno stanzino al primo piano. Gli pagheremo solo il mangiare.

Oasi di Tissint

L'Oasi di Tissint 


LA NOTTE POLVEROSA

Facciamo un rapido sopralluogo. Il tetto normalmente è un buon posto per dormire d'estate soprattutto in città, ma qui siamo in una piccola oasi a ridosso di un bel palmeto ed il gran caldo del giorno si sta diluendo.
Vediamo com'è la stanza che ci offrono.
La stanzetta è polverosa quasi quanto il tetto, ma almeno ci sono un paio di reti ed una seggiola. E poi, si sa, la sabbia vola e si posa dappertutto e siamo già da diversi giorni in viaggio per non farci più caso. Via, è deciso, ci sistemiamo qui per stanotte.
In effetti, le nostre cose sono impolverate ed in poco tempo la sabbia della stanza si mescola con quella che cade dalle sacche che abbiamo scaricato dalle moto. Anche lavarsi non è una cosa molto agevole: niente doccia ma solo un lavandino con una cannella da cui esce un filo di acqua fredda. Però, sentir scorrere l'acqua sulla faccia e sul corpo è comunque una bella sensazione.Ci sediamo quindi fuori del caffè in un traballante tavolino e attorniati da questi che sono diventati i nostri amici, consumiamo il pasto che ci è stato preparato.

CHE BELLA COSA L'OSPITALITÀ
Mentre siamo a mangiarci con voluttà gli ultimi datteri, che fanno insieme da dessert e da frutta vediamo avvicinarsi la macchina di Ahmed. Si ferma davanti al caffè e scende con in mano un fagotto di un bellissimo colore viola.
"Ciao Ahmed, che fai? Hai finito di mangiare presto?".
Lui non mi risponde ma apre il panno viola che rivela una tonda forma di pane appena sfornato, profumatissimo e ricoperto di semi di sesamo.
"Mi spiace di non avervi potuto ospitare, questo è quel poco che posso fare per voi".
Mi mette in mano il pane, ripiega quel meraviglioso panno viola, ci saluta e si allontana.
Una grande emozione mista a gratitudine mi paralizza, non riesco a proferire parola e ringraziarlo come meriterebbe. Rimango immobile con quel profumato pane in mano, non potendo far altro che guardarlo andar via.
Quel poco è veramente tanto Ahmed, sconosciuto marocchino tra i tanti.
Ti sono profondamente grato per questo tuo esserti preoccupato di onorare e riempire di significato quella parola che le tue genti non hanno mai dimenticato: ospitalità.

Tata Foum Zguid

N.b. Ora questa pista non esiste più, sostituita da una buona strada asfaltata che ne ricalca il percorso, comunque il fascino di Tata, dell'Oasi di Tissint e di Foum Zguid rimangono (quasi) immutati.

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